Blog Action Day

August 27th, 2007 by novus

 

Associo questo, alle migliaia di altri blog sparsi in giro per il mondo virtuale che hanno deciso di aderire all'iniziativa del blog action day. Si tratta di un'idea semplice semplice: ognuno di questi pubblicherà in data 15 ottobre un post che riguarda l'ambiente e poi tutti insieme vedremo quel che succederà.

La partecipazione è aperta (e consigliata) a tutt*. Sul sito c'è la spiegazione tecnica per aderire all'iniziativa e farsi contare, anche se ciò che conta di più è il gesto in favore dell'ambiente che il 15 ottobre chiunque potrà fare. 

 

video youtube di presentazione 

Il rock vale più dell’oro!

August 21st, 2007 by novus

Esiste una merce in grado di generare una quota di guadagni
spropositata ma allo stesso tempo di circolare liberamente attraverso
tutte le frontiere conosciute, di mantenere intatto il valore della
lavorazione umana di cui si compone nonostante possa raggiungere una
diffusione planetaria. Questo materiale così prezioso è il rock
indipendente. Per non fraintedere, chiarisco che questo rock non ha
niente a che vedere con la musica ormai consacrata come "indie" o con
la filiera produttiva che sta dietro ai concerti fatti negli stadi
pieni di gente e in mondovisione.

E' indipendente quel rock
prodotto e sfornato al consumatore attraverso dei passaggi autogestiti
dagli addetti ai servizi, cioè da un sistema in cui i ruoli di
musicista, discografico, promotore, distributore, ecc siano definiti e
indipendenti l'uno dall'altro ed insieme si confrontino per tendere
continuamente al raggiungimento di un prodotto migliore – mantenendo
entrambi gli aspetti di pubblico e critica sotto lo stesso cielo. In
sostanza, per salvaguardare l'attività musicale dagli assalti
dell'industria discografica, bisogna mantenere vivo il senso artistico
di un'opera in cui risuonano le diverse influenze più o meno umane che
hanno contribuito alla sua realizzazione. Non certo un lavoro facile
per la nostra epoca, come già intuiva Walter Benjamin all'inizio del
'900 riguardo gli effetti dalla riproducibilità tecnica nell'opera
d'arte.

Eppure il rock è riuscito a mantenere vivo e vegeto
questo valore aggiunto che l'arte possiede, creando una specie di
circuito finanziario gestito da fattoni in bermuda e ciabatte, col
rutto sempre in canna. Molto spesso – come giusto che sia – il valore
monetario di queste opere non influisce tanto nel valore complessivo del
disco quanto piuttosto riesce a fare il lato emotivo della questione, ma comunque
sempre di una gran bella ricchezza si tratta… altre volte invece ci si
può imbattere in vere e proprie miniere di denaro che però rimangono ad
orbitare in ambienti genuini, popolati da personaggi come i tizi in
bermuda di cui sopra.

Lo spunto per queste riflessioni me l'ha dato un disco che mi è capitato di avere per le mani poco tempo fa. Si tratta di "Candlewolf Of The Golden Chalice", un EP dei Sunn O))) registrato alla fine del 2004 per le mitiche Peel sessions
della BBC, ma realizzato nel 2005 dopo la morte di John Peel (avvenuta
il 25/10/04). E' un disco che fa parte della "filiera indipendente" a
cui accennavo prima e sia per la splendida tiratura in vinile con
serigrafia del disco, sia per questa nefasta coincidenza di collocarsi
in un punto impreciso tra la vita e la morte dello storico Peel, Candlewolf Of The Golden Chalice, ogni volta che appare sul sito di aste
internazionali eBay, viene venduto attorno ai 150 $. Pensare che
all'indomani della sua uscita mi trovavo a Norimberga per assistere
appunto ad un concerto dei Sunn 0))) e alla banchetta del gruppo si
vendeva questo vinile per 15 €: non era di mia conoscenza e grazie
anche il mio innato talento nello schivare i soldi, lo snobbai.

Se
l'avessi comprato mi sarei reso colpevole di un investimento che nel
giro di un anno e mezzo avrebbe fruttato circa 7,5 volte il suo valore
iniziale: ad esempio acquistandone quattro copie, con 60 € avrei
ricavato 450 € puliti. Peggio dei più cinici amministratori edili. Mi
consola pensare che comunque oggi quei dischi si trovano nelle mani dei
pochi fortunati in bermuda di cui si parlava che magari un po' furbetti
lo sono anche, ma se glielo chiedi il disco te lo fanno ascoltare tutte le
volte che vuoi.

I neofascisti in Italia – ieri una barzelletta, oggi una spettrale realtà

August 18th, 2007 by novus

Nel suo blog, il sempre attivo Piero Ricca offre un paio di filmati molto interessanti costituiti dalle domande rivolte a Saverio Ferrari: storico militante antifascista che da qualche anno ha avviato un'importante opera di monitoraggio sulle attività neofasciste in Italia. Saverio si è occupato della pubblicazione di alcuni libri inerenti all'argomento e dirige la redazione di "osservatorio democratico", un'associazione che produce informazione antifascista con il proprio sito.

Si parla delle nuove attività di gruppi neofascisti d'Italia (con qualche accenno alla situazione europea), che in fondo non sono altro che la riproposizione delle lugubri logiche del ventennio portate avanti dai soliti personaggi – inspiegabilmente ancora a piede libero dopo tutte le condanne che negli anni hanno accumulato sul groppone. Dal 2004 ad oggi i casi di aggressione da parte di gruppi neofascisti stanno aumentando in modo esponenziale e a giudicare dal disinteresse con cui i vertici dello Stato si rapportano con tali episodi, secondo i miei calcoli nei prossimi periodi le cose non potranno che andare sempre peggio.

streaming del filmato:

con realplayer

con media player

download del filmato:

AVI (127 MB)

Andy McKee, la chitarra con un’armonia nuova

August 5th, 2007 by novus

Questo ragazzone nato nel 1979 a Topeka (Kansas) sta diventando un vero e proprio mito per gli amanti della chitarra. Grazie a Drifting, questo video postato su YouTube dalla sua etichetta discografica (CANdYRAT) alla fine dell'anno scorso, McKee ha conosciuto – meritandosela appieno – una fama internazionale che fino ad un anno fa non era immaginabile.

La notorietà di McKee deriva dalla pazzesca capacità che ha sviluppato nell'arte del fingerstyle (o fingerpicking), la tecnica chitarristica basata soprattutto sugli arpeggi, alla quale aggiunge un notevolissimo talento ritmico che gli permette di eseguire con ogni mano una melodia completamente diversa da quella che sta eseguendo con l'altra. Le possibilità che derivano da questa combo micidiale gli permettono di elaborare continuamente nuove tecniche di suono per la chitarra.

Alcuni hanno già accostato il suo nome a quello di altri grandi chitarristi che nel passato seppero rivoluzionare l'approccio tecnico verso questo strumento, come Michael Hedges, Don Ross o il mitico John Fahey, arrivando infine a concorrere ad armi pari – secondo il mio parere – con gli attuali mostri sacri del fingerstyle quali Jack Rose e Sir Richard Bishop.

Su YouTube ci sono molti altri video di McKee, se gradite il suo modo di suonare consiglio una rapida ricerca.

Danielita

August 3rd, 2007 by novus

La notte appena trascorsa ha portato via con sé una persona speciale, un piccolo passerottino da combattimento che non si è mai arreso di fronte a nulla. Danielita era la ragazza coi capelli rossi più forte del mondo, nel senso che col mondo ci faceva spesso a pugni ed ogni volta – nonostante le trasfusioni e le dialisi che l'accompagnavano da vent'anni – ne usciva a testa alta.

Danielita, che conosceva bene il valore della vita, ha saputo mettere la sua scintillante energia a disposizione del vivere comune donando a Ravenna un'amore che personalmente non avevo mai conosciuto: in questa città grigia ed assopita, perennemente in attesa di una scossa, il suo fuoco ha riacceso molti animi.

Il ricordo della nostra Danielita sarà una guida eccezionale per chiunque vorrà lottare contro le ingiustizie eterne e quotidiane. Il suo sguardo benevolo, dall'alto dei cieli in cui adesso vola, ci sta già proteggendo.

Grazie Dani

 

Daniela Versari

 

La penisola che non c’è

July 9th, 2007 by novus

—> Questo splendido panorama è la visuale che si può ammirare dalla cima del blocco di granito più elevato della Valle della Luna: il "Teschio", così chiamato a causa della sua particolare forma. Sembra infatti un cranio che scruta il mare (anche se a me, questo blocco, ha sempre più ricordato la faccia di un gorilla). La stretta zona verde fra i due muri di roccia, culminante in quella caletta sabbiosa, è il punto propriamente chiamato Prima Valle dato che in realtà sono 7/8 – a seconda delle interpretazioni – le valli di cui si compone il complesso della Luna.

La Valle della Luna è quel posto mitico situato nella Sardegna del nord nei pressi di Santa Teresa di Gallura, più precisamente sulle sponde della piccola penisola di Capo Testa di fronte alla Corsica. Anche se rappresenta uno dei luoghi più anticamente abitati dall'essere umano in Europa – una fitta serie di reperti archeologici lo attesta – la Valle per molte persone è ancora un sogno, uno spazio indefinito fra terra, mare e cielo. Le maestose rocce di granito bianco a picco sull'acqua creano un intenso paesaggio lunare, increspato da decine di forme disegnate ed aggraziate dal vento in grado di plasmare ancora invisibili anfratti, dove giovani di ogni età trovano riparo come in piccole ed accoglienti dimore.

Ogni persona in Valle ha una storia diversa e ogni storia è la pagina di un libro che tutt* collaborano a scrivere dal 1970, anno in cui un non-meglio-precisato gruppo di hippies (provenienti da comuni sparse per l'Italia, dai vecchi Indiani Padani e da altre situazioni del genere) si insediò in Valle creando una nuova tradizione di condivisione universale. Come ricordavo più sopra questo angolo della Gallura è abitato da millenni, ma secondo la testimonianza di diversi reduci, fu proprio nell'estate del 1970 che qualcosa di importante vi ri-nacque. Da allora più di una generazione di strenui e pacifici amanti della natura e della libera espressione l'hanno popolata di colori, musiche e passioni difficilmente ritrovabili altrove: ogni estate, un insieme variopinto ed eterogeneo di viaggiatori si ritrova fra queste rocce per vivere esperienze comuni ai confini della realtà, attuando una dolce sovversione degli stili di vita che fuori da lì, nella civiltà, opprimono gli spiriti con le loro catene invisibili. In Valle non esistono catene e fra i suoi sentieri la sola legge che vige è quella del dialogo e della fratellanza. Questa natura unica dei rapporti che le persone vivono in Valle è uno degli elementi che in tutto il mondo ne alimenta la leggenda.

Commetterei una leggerezza se dicessi che quì la vita è tutta rosa e fiori. I momenti delicati, carichi di difficoltà, esistono anche in Valle: molto spesso queste difficoltà si chiamano con i nomi di alcol e stupefacenti. L'assoluta libertà che regna in tutta la zona a volte dà alla testa e chi non è abituato a gestire in modo diretto e personale la propria intimità può cadere vittima di oscure illusioni. In questi ultimi 40 anni ci sono stati periodi di alti e bassi, tra chi ha voluto intendere la Valle esclusivamente come luogo di sballo e chi l'ha eletta a prezioso spazio per lasciar correre gli impeti della propria anima. Queste due posizioni a volte entrano in contrasto, ma nessuno mai ha vietato di drogarsi in Valle (come ogni altro tipo di
divieto, in Valle non può esistere): forse dovrebbe accadere più spesso, ma in certi casi succede che alcuni esperti "viaggiatori" tentano di instillare nelle nuove generazioni un approccio più corretto
verso le droghe, basato maggiormente sulla condivisione dell'esperienza extrasensoriale e sull'apertura verso le essenze che scorrazzano simpaticamente per il cosmo. A volte si discute e altre volte può capitare di litigare, ma la certezza è sempre e solo la stessa: quando gli sbirri arrivano con le loro roboanti retate all'alba, le tensioni si acuiscono.

Da qualche tempo un gruppo di abitanti della Valle, guidati dalla tenacia di una giovane sassarese, ha avviato un progetto di apertura verso l'esterno, appoggiato da molti all'interno della "comunità" ma in certi episodi anche criticato. Si tratta della costituzione di una piccola ed informale community online, formata da un blog sul server di vagabondo.net e composta da alcune decine di abituali frequentatori delle grotte di Gallura più svariati curiosi visitatori che fra loro scambiano informazioni ed opinioni, raccontano di esperienze passate e future e si confrontano sui problemi che affliggono la Valle. Il progetto ha cominciato ad imporsi come funzionale punto di riferimento per alcuni valligiani all'incirca un anno fa, quando le cronache giornalistiche di tutta Italia – in modo visibilmente coordinato – iniziarono una campagna denigratoria nei confronti della Valle, impugnando da parte loro la presenza di una bambina risultata abbandonata durante i controlli per una di quelle sciagurate retate dei caramba di cui parlavo sopra. La vicenda risultò poi essere una montatura colossale e per approfondire le certezze, molti valligiani si interessarono appunto al blog. Così è nata un'importante risorsa virtuale a difesa della Valle e dei suoi principi, ricca di documentazioni "orali" e di immagini. Quì le coordinate per raggiungerla:

blog

forum

fotografie

 

La Valle della Luna è un luogo speciale: la sconcertante e positiva energia rilasciata notte e giorno dalle sue rocce è stata in grado di costituire un mito internazionale per almeno tre generazioni di rivoluzionari sognatori. Questo, a mio parere, è il dato più eclatante: la vita, il nome e le regole di questa comunità non sono attribuibili in nessun modo a persone fisiche specifiche. Tutta questa forza proviene direttamente dal granito delle rocce e chiunque, prima o poi – in un modo o nell'altro, si ritroverà con la Valle in persona a fare i conti di quanto si merita. Perché come mi ricordava un'amica, la Valle "ha dei mezzi molto radicali per farti capire che non gli piaci".

Tutt* coloro che sono in grado di attuare un regime di igiene personale e collettiva in luoghi impervi e ritengono, per motivi più o meno razionali, di essere gradit* alla Valle possono già prepararsi: una comoda ed elegante grotta è sempre pronta in attesa di essere vissuta.

(foto by Morgan) 

Gustav Landauer

June 16th, 2007 by novus

landauerEssendo appassionato delle figure che animarono la vivace scena culturale degli ebrei europei a cavallo tra i secoli XIX e XX, ultimamente mi sono capitate tra le mani le vicende di questo erudito letterato, cruciale attivista politico, della Germania pre-hitleriana: Gustav Landauer.

Alcuni storici lo definiscono come un anarchico-religioso e a me questa definizione piace. Anche se è bene precisare che la sua naturale religione di appartenenza, l'ebraismo, G.L. non l'ha mai seriamente presa in considerazione: era infatti un ebreo assimilato, che aveva cioè eliminato qualunque rapporto formale con la struttura culturale giudaica proclamandosi prima di tutto cittadini tedesco – un po' come Marx per intenderci – mantenendo tuttavia alcuni naturali legami sanguigni con la madre ed un cugino che continueranno a sostenerlo fino alla fine dei sui giorni (ricordo che l'ebraismo, secondo la Bibbia, è a discendenza matrilineare).

Nato nel 1870 in Germania (Karlsruhe), visse la sua esistenza mantenendosi come pubblicista presso diversi quotidiani dell'epoca. Anche se con molte difficoltà, perché il suo attivismo politico di gioventù, portato avanti con alcuni gruppi anarchici soprattutto di Berlino, gli fece ben presto chiudere tutte le porte verso gli incarichi professionali che una mente come la sua avrebbe meritato. Venne incarcerato più volte nel corso degli anni '90 per istigazione alla disobbedienza nei confronti dello Stato e per agitazioni simili, anche se ogni volta manifestava il suo pensiero secondo una profonda indole pacifista (fu tra i primissimi pacifisti tedeschi). Dopo lunghe peripezie, riuscì a stabilizzare il proprio lavoro conducendo un quotidiano da lui fondato: "Der Sozialist", che un importante letterato dell'epoca come Martin Buber giudicò il miglior giornale tedesco. E' soprattutto in queste pubblicazioni che L. rivelerà il proprio pensiero che ben presto finì per contrapporlo sia alla nascente e rampante socialdemocrazia, sia a numerose posizioni anarchiche (di cui criticava in sostanza l'eccessiva burocratizzazione). Non per questo terminò le sue collaborazioni con gli anarchici, coi quali finì per lavorare in veste di redattore al servizio delle testate di compagn* che man mano venivano a trovarsi in difficoltà.

Sempre con gli anarchici farà la sua più importante esperienza politica, figurando come una specie di ministro dell'istruzione nella Repubblica dei Consigli di Baviera che socialdemocratici radicali, comunisti ed anarchici fondarono nel 1918 a Monaco. E' quì infatti che i suoi contrasti con le politiche militari e burocratiche dei marxisti sfociarono in totale disaccordo, tanto da venire progressivamente allontanato da questi nel momento in cui gli anarchici diventarono ingombranti per le sorti della Munchener Ràterepublik. Senza più protezioni, L. finirà per essere ucciso dai primi Freikorps: i raggruppamenti militari da cui poi nacquero le SS naziste, che lo prelevarono il pomeriggio del 1 maggio 1919 e lo massacrarono di botte fino alla morte avvenuta il giorno seguente presso la caserma di Stadelbeim.

Le aspirazioni "religiose" di L. non hanno niente a che vedere con intricate elaborazioni spirituali o con statiche osservazioni di sistemi positivi: il suo aspetto religioso si concentra più su quella tradizione che va dai profeti ai movimenti anabattisti e si incrocia con le aspirazioni dell'anarchismo nell'esaltazione dell'individuo inteso come centro della comunità. Rivoltandosi contro la cultura moderna che distrugge l'uomo creandogli il deserto attorno, L. vede nel socialismo la possibilità di ricostruire un mondo più umano fondato sul mutuo soccorso e la cooperazione, dove una fitta rete di rapporti liberi, fluidi e vitali, come degli empatici legami di fratellanza, possano concorrere ad una rigenerazione in grado di spezzare la sterile routine che soffoca gli individui sotto la violenza e la burocratizzazione dello Stato.

Purtroppo in Italia le opere di L. non hanno quasi mai trovato redazione. Esiste una traduzione del suo libro fondamentale, La Rivoluzione (scritto del 1907), stampato nel 1970 dall'editore Carucci ma praticamente introvabile se non in qualche biblioteca ben fornita. Di questo libro dovrebbe esistere anche un'altra edizione italiana del 2002, dell'editore pescarese Samizdat ma le vicende di quest'ultimo sono oscure e difficilmente contattabili. E' un'opera che definirei più vicina ad un trattato di filosofia della storia, piuttosto che di anarchismo o religione, ma la forza e la freschezza di questo testo delineano chiaramente le direttrici di un pensiero che ancora oggi sarebbe all'avanguardia.

Loschi traffici all’ombra delle due torri

June 13th, 2007 by novus

due torriDa ormai due mesi, sulla stampa locale bolognese è normale imbattersi in qualche trafiletto che si scaglia contro il Link e la presunta attività di spaccio al suo interno che gli inquirenti tentano di appurare. Tentano? ..ma che tipo di intelligence occorre per capire che negli ultimi 10 anni, mezza Bologna è andata abitualmente nelle zone subito attigue al Link per rifornirsi? Non riesco a spiegarmi quale sia il motivo di tanta ignoranza da parte degli sbirri: in questi anni avranno sicuramente passato il loro tempo a monitorare e documentare l'imponente spaccio che, prima in via Fioravanti e ora in via Fantoni, ha affollato le notti di ogni week-end. Mi pare una cosa così ovvia.

Innanzitutto bisogna precisare che i ragazzi della gestione hanno sempre tentato di porre un freno a questa meschina attività: ricordo che già verso la fine degli anni '90 il Link si era dotato di una super-squadra di buttafuori africani che incuteva timore a chiunque. Tanto che all'interno dell'edifico, nonostante il massiccio consumo di sostanze, era veramente raro incappare in qualche rissa (infinitamente più raro, ad esempio, rispetto a quanto accadeva presso gli omologhi del Link sulla riviera romagnola). Lo spaccio regnava subito all'esterno del locale, mai al suo interno. La gestione ha sempre considerato tale attività un problema, piuttosto che una risorsa.

Più o meno lo stesso problema che affliggeva il Livello 57 fino a 5-6 anni fa, quando schiere di magrebini intossicati e alcolizzati dirigevano in modo del tutto incontrastato lo spaccio sotto al ponte di via Stalingrado, subito a ridosso dell'entrata del centro sociale. Anche quì i ragazzi della gestione tentarono più volte di allontanare gli squallidi mercanti, ma alla fine spuntava sempre fuori qualche lama (per non parlare di rivoltelle) che metteva tutti a tacere a favore del silenzioso e placido proseguimento dell'attività. Così lo spaccio è potuto continuare tranquillamente fino a quando la sede del Livello non si è dovuta trasferire. E gli sbirri? Vogliamo essere così cretini da credere che non sapessero niente gli sbirri di questa situazione? Tempo fa un ragazzo di Milano mi raccontava che una circostanza molto simile stava cominciando a prendere piede al Pergola, ogni degli spazi liberati più avanti della sua città: soliti problemi con spacciatori che tengono i coltelli dalla parte del manico e tu, pacifico attivista, non puoi che rassegnarti.

Ho l'impressione che ogni volta che si tratta di allontanare lo spaccio di droghe dalle zone intorno ai centri sociali, le autorità vengano colte da un'improvvisa "pigrizia" che rallenta, per non dire blocca, ogni forma di contrasto nei riguardi degli stessi spacciatori.

E' possibile, mi chiedo, che nella città di Bologna un'infinita schiera di nordafricani sia riuscita a vendere per 10 anni di fila lo stesso tipo di fumo nelle stesse identiche zone (guarda caso la zona universitaria) senza che la figura di rifornimento venisse mai sfiorata da indagini di polizia? E' palese che le decine di spacciatori che nell'ultima decade hanno imperversato da porta Mascarella a porta Castiglione, fossero organizzate da un unico centro: quella suola di hascisc -certamente più nociva di qualunque altra qualità di fumo- che vendevano è stata sempre e solo la stessa. Può infatti accadere, per delle coincidenze, che dei pusher vendano lo stesso tipo di fumo per qualche giorno, ma non per 10 anni consecutivamente! E soprattutto non quando i poveri spaccini di strada vengono arrestati e il giorno dopo ti ritrovi davanti un nuovo venditore che ti offre lo stesso fumo del ragazzo ingabbiato il giorno prima.

Boh, io ho tanto l'impressione di essere peso per il culo.

Dopotutto sono attestati diversi casi di intrusione da parte di loschi trafficanti all'interno del movimento giovanile bolognese. Poco fa leggevo un libro scritto da Gianni Cipriani (il condirettore di e-Polis, la testata giornalistica nazionale free-press di livello, e in passato firma dell'Unità) sui movimenti eversivi in Italia legati ai servizi segreti atlantici: "Sovranità limitata" (edizioni associate). Ebbene in questo libro, a pagina 256, Cipriani parla di una cartolina che lo storico attivista bolognese Bifo, insieme ad altri, scrisse da Parigi il 6/12/1977 a Ronald Stark, un americano che in quel periodo era incarcerato mi sembra a Pisa per traffico internazionale di stupefacenti. Stark è un personaggio enigmatico della stagione degli anni di piombo: durante la permanenza nelle carceri italiane si guadagnò la stima e la fiducia dei dissidenti nostrani, come attestato da Curcio e compagni, ma quando riuscì a lasciare l'Italia poco dopo (attraverso la base militare di Camp Derby o di Vicenza: info riservata cui nemmeno i giornalisti possono accedere) la sua identità fu chiara a tutti: addetto alle covert operations della CIA. Più tardi, nell'82, l'Interpol dichiarò di averlo arrestato nuovamente per un traffico di 200 kg di eroina scambiato con armi, ma la CIA si affrettò a far circolare la notizia secondo cui Stark sarebbe morto in quello stesso periodo per overdose. Interessante notare che le notizie in nostro possesso su questo personaggio sono state raccolte da magistrati che operavano a Bologna: Nunziante e Floridia.

Penso che la verità sugli oscuri traffici di droga non potremo mai saperla, ma quello che posso constatare è che Bologna -dagli anni '70 fino ad oggi- è stata e continua ad essere uno dei bersagli più importanti per le organizzazioni che sfruttano lo spaccio all'interno dei movimenti giovanili. Mannaggia all'emmedi!

Il mio benvenuto

June 1st, 2007 by novus

Tenterò di descrivere quella fetta di mondo che non appare, perché è brutta. Proverò a dare importanza a quanto è dimenticato o non si è capito. Cercherò nei bassifondi dei nostri paesaggi per riportare a galla ciò che è sommerso da un mare di stronzate, perché quello che mi galleggia intorno fa veramente schifo.

Vuoti a perdere, perché chi vince non mi è mai simpatico.

Un assaggio di questa fantastica cultura, sconfitta e martoriata, non può essere rappresentato che da Faust'O: un grande artista che personalmente inserisco nell'altrettanto fantastica cerchia dei musicisti reggae/doom, la quale può sembrare un'aberrazione in termini ma che in realtà riflette una vena espressiva (oggi agonizzante) che volle spingere lo spessore psichedelico alle vette di una fisicità in levare.

faust'o – benvenuti tra i rifiuti.mp3

 

Minchia!

April 29th, 2007 by novus

Se stai leggendo questo articolo, significa che sei completamente bruciato.

Spegni tutto e scappa.