Archive for June, 2007

Gustav Landauer

Saturday, June 16th, 2007

landauerEssendo appassionato delle figure che animarono la vivace scena culturale degli ebrei europei a cavallo tra i secoli XIX e XX, ultimamente mi sono capitate tra le mani le vicende di questo erudito letterato, cruciale attivista politico, della Germania pre-hitleriana: Gustav Landauer.

Alcuni storici lo definiscono come un anarchico-religioso e a me questa definizione piace. Anche se è bene precisare che la sua naturale religione di appartenenza, l'ebraismo, G.L. non l'ha mai seriamente presa in considerazione: era infatti un ebreo assimilato, che aveva cioè eliminato qualunque rapporto formale con la struttura culturale giudaica proclamandosi prima di tutto cittadini tedesco – un po' come Marx per intenderci – mantenendo tuttavia alcuni naturali legami sanguigni con la madre ed un cugino che continueranno a sostenerlo fino alla fine dei sui giorni (ricordo che l'ebraismo, secondo la Bibbia, è a discendenza matrilineare).

Nato nel 1870 in Germania (Karlsruhe), visse la sua esistenza mantenendosi come pubblicista presso diversi quotidiani dell'epoca. Anche se con molte difficoltà, perché il suo attivismo politico di gioventù, portato avanti con alcuni gruppi anarchici soprattutto di Berlino, gli fece ben presto chiudere tutte le porte verso gli incarichi professionali che una mente come la sua avrebbe meritato. Venne incarcerato più volte nel corso degli anni '90 per istigazione alla disobbedienza nei confronti dello Stato e per agitazioni simili, anche se ogni volta manifestava il suo pensiero secondo una profonda indole pacifista (fu tra i primissimi pacifisti tedeschi). Dopo lunghe peripezie, riuscì a stabilizzare il proprio lavoro conducendo un quotidiano da lui fondato: "Der Sozialist", che un importante letterato dell'epoca come Martin Buber giudicò il miglior giornale tedesco. E' soprattutto in queste pubblicazioni che L. rivelerà il proprio pensiero che ben presto finì per contrapporlo sia alla nascente e rampante socialdemocrazia, sia a numerose posizioni anarchiche (di cui criticava in sostanza l'eccessiva burocratizzazione). Non per questo terminò le sue collaborazioni con gli anarchici, coi quali finì per lavorare in veste di redattore al servizio delle testate di compagn* che man mano venivano a trovarsi in difficoltà.

Sempre con gli anarchici farà la sua più importante esperienza politica, figurando come una specie di ministro dell'istruzione nella Repubblica dei Consigli di Baviera che socialdemocratici radicali, comunisti ed anarchici fondarono nel 1918 a Monaco. E' quì infatti che i suoi contrasti con le politiche militari e burocratiche dei marxisti sfociarono in totale disaccordo, tanto da venire progressivamente allontanato da questi nel momento in cui gli anarchici diventarono ingombranti per le sorti della Munchener Ràterepublik. Senza più protezioni, L. finirà per essere ucciso dai primi Freikorps: i raggruppamenti militari da cui poi nacquero le SS naziste, che lo prelevarono il pomeriggio del 1 maggio 1919 e lo massacrarono di botte fino alla morte avvenuta il giorno seguente presso la caserma di Stadelbeim.

Le aspirazioni "religiose" di L. non hanno niente a che vedere con intricate elaborazioni spirituali o con statiche osservazioni di sistemi positivi: il suo aspetto religioso si concentra più su quella tradizione che va dai profeti ai movimenti anabattisti e si incrocia con le aspirazioni dell'anarchismo nell'esaltazione dell'individuo inteso come centro della comunità. Rivoltandosi contro la cultura moderna che distrugge l'uomo creandogli il deserto attorno, L. vede nel socialismo la possibilità di ricostruire un mondo più umano fondato sul mutuo soccorso e la cooperazione, dove una fitta rete di rapporti liberi, fluidi e vitali, come degli empatici legami di fratellanza, possano concorrere ad una rigenerazione in grado di spezzare la sterile routine che soffoca gli individui sotto la violenza e la burocratizzazione dello Stato.

Purtroppo in Italia le opere di L. non hanno quasi mai trovato redazione. Esiste una traduzione del suo libro fondamentale, La Rivoluzione (scritto del 1907), stampato nel 1970 dall'editore Carucci ma praticamente introvabile se non in qualche biblioteca ben fornita. Di questo libro dovrebbe esistere anche un'altra edizione italiana del 2002, dell'editore pescarese Samizdat ma le vicende di quest'ultimo sono oscure e difficilmente contattabili. E' un'opera che definirei più vicina ad un trattato di filosofia della storia, piuttosto che di anarchismo o religione, ma la forza e la freschezza di questo testo delineano chiaramente le direttrici di un pensiero che ancora oggi sarebbe all'avanguardia.

Loschi traffici all’ombra delle due torri

Wednesday, June 13th, 2007

due torriDa ormai due mesi, sulla stampa locale bolognese è normale imbattersi in qualche trafiletto che si scaglia contro il Link e la presunta attività di spaccio al suo interno che gli inquirenti tentano di appurare. Tentano? ..ma che tipo di intelligence occorre per capire che negli ultimi 10 anni, mezza Bologna è andata abitualmente nelle zone subito attigue al Link per rifornirsi? Non riesco a spiegarmi quale sia il motivo di tanta ignoranza da parte degli sbirri: in questi anni avranno sicuramente passato il loro tempo a monitorare e documentare l'imponente spaccio che, prima in via Fioravanti e ora in via Fantoni, ha affollato le notti di ogni week-end. Mi pare una cosa così ovvia.

Innanzitutto bisogna precisare che i ragazzi della gestione hanno sempre tentato di porre un freno a questa meschina attività: ricordo che già verso la fine degli anni '90 il Link si era dotato di una super-squadra di buttafuori africani che incuteva timore a chiunque. Tanto che all'interno dell'edifico, nonostante il massiccio consumo di sostanze, era veramente raro incappare in qualche rissa (infinitamente più raro, ad esempio, rispetto a quanto accadeva presso gli omologhi del Link sulla riviera romagnola). Lo spaccio regnava subito all'esterno del locale, mai al suo interno. La gestione ha sempre considerato tale attività un problema, piuttosto che una risorsa.

Più o meno lo stesso problema che affliggeva il Livello 57 fino a 5-6 anni fa, quando schiere di magrebini intossicati e alcolizzati dirigevano in modo del tutto incontrastato lo spaccio sotto al ponte di via Stalingrado, subito a ridosso dell'entrata del centro sociale. Anche quì i ragazzi della gestione tentarono più volte di allontanare gli squallidi mercanti, ma alla fine spuntava sempre fuori qualche lama (per non parlare di rivoltelle) che metteva tutti a tacere a favore del silenzioso e placido proseguimento dell'attività. Così lo spaccio è potuto continuare tranquillamente fino a quando la sede del Livello non si è dovuta trasferire. E gli sbirri? Vogliamo essere così cretini da credere che non sapessero niente gli sbirri di questa situazione? Tempo fa un ragazzo di Milano mi raccontava che una circostanza molto simile stava cominciando a prendere piede al Pergola, ogni degli spazi liberati più avanti della sua città: soliti problemi con spacciatori che tengono i coltelli dalla parte del manico e tu, pacifico attivista, non puoi che rassegnarti.

Ho l'impressione che ogni volta che si tratta di allontanare lo spaccio di droghe dalle zone intorno ai centri sociali, le autorità vengano colte da un'improvvisa "pigrizia" che rallenta, per non dire blocca, ogni forma di contrasto nei riguardi degli stessi spacciatori.

E' possibile, mi chiedo, che nella città di Bologna un'infinita schiera di nordafricani sia riuscita a vendere per 10 anni di fila lo stesso tipo di fumo nelle stesse identiche zone (guarda caso la zona universitaria) senza che la figura di rifornimento venisse mai sfiorata da indagini di polizia? E' palese che le decine di spacciatori che nell'ultima decade hanno imperversato da porta Mascarella a porta Castiglione, fossero organizzate da un unico centro: quella suola di hascisc -certamente più nociva di qualunque altra qualità di fumo- che vendevano è stata sempre e solo la stessa. Può infatti accadere, per delle coincidenze, che dei pusher vendano lo stesso tipo di fumo per qualche giorno, ma non per 10 anni consecutivamente! E soprattutto non quando i poveri spaccini di strada vengono arrestati e il giorno dopo ti ritrovi davanti un nuovo venditore che ti offre lo stesso fumo del ragazzo ingabbiato il giorno prima.

Boh, io ho tanto l'impressione di essere peso per il culo.

Dopotutto sono attestati diversi casi di intrusione da parte di loschi trafficanti all'interno del movimento giovanile bolognese. Poco fa leggevo un libro scritto da Gianni Cipriani (il condirettore di e-Polis, la testata giornalistica nazionale free-press di livello, e in passato firma dell'Unità) sui movimenti eversivi in Italia legati ai servizi segreti atlantici: "Sovranità limitata" (edizioni associate). Ebbene in questo libro, a pagina 256, Cipriani parla di una cartolina che lo storico attivista bolognese Bifo, insieme ad altri, scrisse da Parigi il 6/12/1977 a Ronald Stark, un americano che in quel periodo era incarcerato mi sembra a Pisa per traffico internazionale di stupefacenti. Stark è un personaggio enigmatico della stagione degli anni di piombo: durante la permanenza nelle carceri italiane si guadagnò la stima e la fiducia dei dissidenti nostrani, come attestato da Curcio e compagni, ma quando riuscì a lasciare l'Italia poco dopo (attraverso la base militare di Camp Derby o di Vicenza: info riservata cui nemmeno i giornalisti possono accedere) la sua identità fu chiara a tutti: addetto alle covert operations della CIA. Più tardi, nell'82, l'Interpol dichiarò di averlo arrestato nuovamente per un traffico di 200 kg di eroina scambiato con armi, ma la CIA si affrettò a far circolare la notizia secondo cui Stark sarebbe morto in quello stesso periodo per overdose. Interessante notare che le notizie in nostro possesso su questo personaggio sono state raccolte da magistrati che operavano a Bologna: Nunziante e Floridia.

Penso che la verità sugli oscuri traffici di droga non potremo mai saperla, ma quello che posso constatare è che Bologna -dagli anni '70 fino ad oggi- è stata e continua ad essere uno dei bersagli più importanti per le organizzazioni che sfruttano lo spaccio all'interno dei movimenti giovanili. Mannaggia all'emmedi!

Il mio benvenuto

Friday, June 1st, 2007

Tenterò di descrivere quella fetta di mondo che non appare, perché è brutta. Proverò a dare importanza a quanto è dimenticato o non si è capito. Cercherò nei bassifondi dei nostri paesaggi per riportare a galla ciò che è sommerso da un mare di stronzate, perché quello che mi galleggia intorno fa veramente schifo.

Vuoti a perdere, perché chi vince non mi è mai simpatico.

Un assaggio di questa fantastica cultura, sconfitta e martoriata, non può essere rappresentato che da Faust'O: un grande artista che personalmente inserisco nell'altrettanto fantastica cerchia dei musicisti reggae/doom, la quale può sembrare un'aberrazione in termini ma che in realtà riflette una vena espressiva (oggi agonizzante) che volle spingere lo spessore psichedelico alle vette di una fisicità in levare.

faust'o – benvenuti tra i rifiuti.mp3