Il rock vale più dell’oro!

Esiste una merce in grado di generare una quota di guadagni
spropositata ma allo stesso tempo di circolare liberamente attraverso
tutte le frontiere conosciute, di mantenere intatto il valore della
lavorazione umana di cui si compone nonostante possa raggiungere una
diffusione planetaria. Questo materiale così prezioso è il rock
indipendente. Per non fraintedere, chiarisco che questo rock non ha
niente a che vedere con la musica ormai consacrata come "indie" o con
la filiera produttiva che sta dietro ai concerti fatti negli stadi
pieni di gente e in mondovisione.

E' indipendente quel rock
prodotto e sfornato al consumatore attraverso dei passaggi autogestiti
dagli addetti ai servizi, cioè da un sistema in cui i ruoli di
musicista, discografico, promotore, distributore, ecc siano definiti e
indipendenti l'uno dall'altro ed insieme si confrontino per tendere
continuamente al raggiungimento di un prodotto migliore – mantenendo
entrambi gli aspetti di pubblico e critica sotto lo stesso cielo. In
sostanza, per salvaguardare l'attività musicale dagli assalti
dell'industria discografica, bisogna mantenere vivo il senso artistico
di un'opera in cui risuonano le diverse influenze più o meno umane che
hanno contribuito alla sua realizzazione. Non certo un lavoro facile
per la nostra epoca, come già intuiva Walter Benjamin all'inizio del
'900 riguardo gli effetti dalla riproducibilità tecnica nell'opera
d'arte.

Eppure il rock è riuscito a mantenere vivo e vegeto
questo valore aggiunto che l'arte possiede, creando una specie di
circuito finanziario gestito da fattoni in bermuda e ciabatte, col
rutto sempre in canna. Molto spesso – come giusto che sia – il valore
monetario di queste opere non influisce tanto nel valore complessivo del
disco quanto piuttosto riesce a fare il lato emotivo della questione, ma comunque
sempre di una gran bella ricchezza si tratta… altre volte invece ci si
può imbattere in vere e proprie miniere di denaro che però rimangono ad
orbitare in ambienti genuini, popolati da personaggi come i tizi in
bermuda di cui sopra.

Lo spunto per queste riflessioni me l'ha dato un disco che mi è capitato di avere per le mani poco tempo fa. Si tratta di "Candlewolf Of The Golden Chalice", un EP dei Sunn O))) registrato alla fine del 2004 per le mitiche Peel sessions
della BBC, ma realizzato nel 2005 dopo la morte di John Peel (avvenuta
il 25/10/04). E' un disco che fa parte della "filiera indipendente" a
cui accennavo prima e sia per la splendida tiratura in vinile con
serigrafia del disco, sia per questa nefasta coincidenza di collocarsi
in un punto impreciso tra la vita e la morte dello storico Peel, Candlewolf Of The Golden Chalice, ogni volta che appare sul sito di aste
internazionali eBay, viene venduto attorno ai 150 $. Pensare che
all'indomani della sua uscita mi trovavo a Norimberga per assistere
appunto ad un concerto dei Sunn 0))) e alla banchetta del gruppo si
vendeva questo vinile per 15 €: non era di mia conoscenza e grazie
anche il mio innato talento nello schivare i soldi, lo snobbai.

Se
l'avessi comprato mi sarei reso colpevole di un investimento che nel
giro di un anno e mezzo avrebbe fruttato circa 7,5 volte il suo valore
iniziale: ad esempio acquistandone quattro copie, con 60 € avrei
ricavato 450 € puliti. Peggio dei più cinici amministratori edili. Mi
consola pensare che comunque oggi quei dischi si trovano nelle mani dei
pochi fortunati in bermuda di cui si parlava che magari un po' furbetti
lo sono anche, ma se glielo chiedi il disco te lo fanno ascoltare tutte le
volte che vuoi.

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