Archive for the ‘psichedelia’ Category

Il balletto delle identità

Saturday, December 22nd, 2007

Io non fui, non sono e non sarò.

Essendo stato, c’è chi ritiene di esserlo ma dal momento in cui l’essenza rimane ed il resto se ne va, si capirà che non si è.

Il solo che riesce ad essere non lo è, perché se il restante non può anche quell’unico non lo sarà.

Cio che è, lo è per chi lo fu e per chi lo sarà: oggi si vive senza esserlo.

Cannabis Social Club

Monday, October 8th, 2007

csc

In alcuni paesi del nord Europa, i governi hanno depenalizzato il consumo ed il possesso di (modeste) quantità di cannabis. Tuttavia rimangono larghe fasce di popolazione che quotidianamente alimentano i traffici criminali per soddisfare i propri consumi psichedelici.

Dopo la positiva esperienza di Anversa, dove l'associazione “Trekt Uw Plant” (crescete la vostra pianta) ha installato una piantagione collettiva di cannabis per chi non ha la possibilità di coltivarla in proprio, anche in Spagna e in altre zone d'Europa è cominciata una campagna per riconoscere i diritti dei fumatori e regolamentare la produzione e la commercializzazione della sostanza. Si tratta dei Cannabis Social Clubs (CSC).

Dal sito apprendiamo che “i CSC sono associazioni senza fine di lucro che organizzano la
coltivazione professionale collettiva di una quantità molto limitata di
cannabis sufficiente a soddisfare i bisogni personali dei membri del
club. La cultura, il trasporto e la distribuzione devono essere
sottoposti a controlli di sicurezza e di qualità, senza pubblicità né
insegna né vetrina. I membri assicurano l’equilibrio finanziario del
sistema versando una tassa che varia in funzione dei loro bisogni. Non
deve esserci commercio di cannabis. I membri si devono impegnare a non
vendere cannabis e a non incitare altre persone al consumo, soprattutto
se minorenni.” Questi modelli rappresentano una realtà adattabile alle varie legislazioni esistenti ed oltre alla costituzione dei circoli privati, i CSC si propongono anche come soggetti politici competenti in materia di depenalizzazione, offrendo diverse soluzioni legali al problema.

Dalla pagine di encod.org potrete trarre maggiori informazioni.

Nel frattempo è stata lanciata una petizione online per sostenere il progetto Cannabis Social Club e fare pressione sui governi europei.

Comets on Fire

Tuesday, October 2nd, 2007
 
Questo gruppo di giovani irrequieti rappresenta, senza ombra di dubbio, la discendenza più diretta che Jimi Hendrix abbia mai generato. E' un parere personale, chiaro, però mi sento di esprimerlo molto tranquillamente perché anche l'ascoltatore più distratto non potrà fare a meno di intuire il potenziale che si cela dietro alle lisergiche composizioni della band formata nel 1999 a Santa Cruz.
Dopo qualche uscita autoprodotta ed un paio di dischi pubblicati con delle piccole etichette indipendenti di genere (Alternative Tentacles e Ba Da Bing), i Comets on Fire sono diventati parte integrante del nuovo fiammante roster della Sub Pop che da circa 2-3 anni è tornata a pubblicare materiale discografico genuinamente rock, dopo che le sbandate del post-Nirvana ne avevano leggermente minato l'autorevolezza.
 
Sulla stampa di settore, i pareri dei giornalisti hanno già decretato paragoni con i nomi più ingombranti della recente storia musicale: MC5, Pink Floyd, Led Zeppelin, Stooges, Frank Zappa, King Crimson, Faust solo per citarne alcuni. Il lettore noterà la forte presenza di entità cosiddette "settantone". E infatti i Comets on Fire derivano proprio da lì. E' come se andassero a riprendere un discorso che si è fermato 30 anni fa per riproporlo oggi con un'eccellente attualizzazione nelle sonorità.
 
Julian Cope, dalle pagine della sua mitica fanza, ha detto che Kushner – il batterista della band – suona come due Keith Moon messi assieme. A voi un assaggio tratto dall'ultimo (2006) disco del gruppo, Avatar:
 
The Swallow's Eye

V.A.L.I.S.

Sunday, September 23rd, 2007

Vast
Active
Living
Intelligence
System

E' una perturbazione del campo della realtà, in cui si forma un vortice negentropico spontaneo automonitorizzante, che tende progressivamente a incorporare e assimilare l'ambiente circostante in strutture informative. Caratterizzato da quasi-coscienza, finalismo, intelligenza, capacità di crescita e coerenza armillare.

GRANDE DIZIONARIO SOVIETICO, IV ed., 1992

 


 

La legge degli spinelli nei parchetti

Monday, September 10th, 2007

Ci sono certe zone in città che alimentano e continuamente rigenerano una tradizione particolare della storia, la tradizione degli spinelli. A distanze siderali dalla fittizia storia dei manuali accademici che tiene tutto in arresto sopra un evento unico (e stupido: la vittoria in guerra), questo scorcio di storia rappresenta piuttosto quelle tradizioni portate avanti da esseri umani in carne ed ossa – e con dei buoni polmoni.

Queste zone si possono ritrovare in alcuni parchetti oppure negli angoli strani di una piazzetta, fra le panchine di un giardinetto o lungo le sponde di un piccolo canale. In città ne esistono a decine di questi luoghi in cui i ragazzi si trovano per chiaccherare e fumare insieme hascisc o marijuana, in tutta allegria. Periodicamente però, all'incirca il mio trascorso mi porta a considerare ogni decina di anni, le forze armate giungono incazzate nere e nel giro di un mesetto con retate e infamate varie smantellano le giovani combriccole. I motivi di tanta collera sono i più svariati, ma nulla è sufficiente ad impedire che in pochi anni la tradizione degli spinelli torni implacabile a manifestarsi in quegli stessi luoghi, rivelando in modo incontrovertibile le falle di un sistema legale che dimostra di non appartenere alla città.

Provo un certo senso di sicurezza quando vedo queste ciurme di giovani che se ne stanno in dieci, venti tutti insieme a discutere e scambiarsi le storie più assurde, facendo attenzione a non fare troppo rumore che altrimenti qualcuno potrebbe fare la spia. Ma la spia non serve, perché la ciurma quasi ignora che dieci anni prima in quel posto gli sbirri erano già venuti a urlare forte la loro ignoranza, il punto se lo erano segnato e sicuramente hanno intenzione di tornarci. Beh un po' forse la ciurma se lo immagina, ma alla fine… chi se ne sbatte? Probabilmente è questa inespugnabile coscienza di "essere nel giusto" che stimola la sicurezza in un casuale passante, rigenerando una tradizione così forte e irregolare che quasi sembra appartenere alla storia della gente.

 

Sangue Misto – cani sciolti

Il rock vale più dell’oro!

Tuesday, August 21st, 2007

Esiste una merce in grado di generare una quota di guadagni
spropositata ma allo stesso tempo di circolare liberamente attraverso
tutte le frontiere conosciute, di mantenere intatto il valore della
lavorazione umana di cui si compone nonostante possa raggiungere una
diffusione planetaria. Questo materiale così prezioso è il rock
indipendente. Per non fraintedere, chiarisco che questo rock non ha
niente a che vedere con la musica ormai consacrata come "indie" o con
la filiera produttiva che sta dietro ai concerti fatti negli stadi
pieni di gente e in mondovisione.

E' indipendente quel rock
prodotto e sfornato al consumatore attraverso dei passaggi autogestiti
dagli addetti ai servizi, cioè da un sistema in cui i ruoli di
musicista, discografico, promotore, distributore, ecc siano definiti e
indipendenti l'uno dall'altro ed insieme si confrontino per tendere
continuamente al raggiungimento di un prodotto migliore – mantenendo
entrambi gli aspetti di pubblico e critica sotto lo stesso cielo. In
sostanza, per salvaguardare l'attività musicale dagli assalti
dell'industria discografica, bisogna mantenere vivo il senso artistico
di un'opera in cui risuonano le diverse influenze più o meno umane che
hanno contribuito alla sua realizzazione. Non certo un lavoro facile
per la nostra epoca, come già intuiva Walter Benjamin all'inizio del
'900 riguardo gli effetti dalla riproducibilità tecnica nell'opera
d'arte.

Eppure il rock è riuscito a mantenere vivo e vegeto
questo valore aggiunto che l'arte possiede, creando una specie di
circuito finanziario gestito da fattoni in bermuda e ciabatte, col
rutto sempre in canna. Molto spesso – come giusto che sia – il valore
monetario di queste opere non influisce tanto nel valore complessivo del
disco quanto piuttosto riesce a fare il lato emotivo della questione, ma comunque
sempre di una gran bella ricchezza si tratta… altre volte invece ci si
può imbattere in vere e proprie miniere di denaro che però rimangono ad
orbitare in ambienti genuini, popolati da personaggi come i tizi in
bermuda di cui sopra.

Lo spunto per queste riflessioni me l'ha dato un disco che mi è capitato di avere per le mani poco tempo fa. Si tratta di "Candlewolf Of The Golden Chalice", un EP dei Sunn O))) registrato alla fine del 2004 per le mitiche Peel sessions
della BBC, ma realizzato nel 2005 dopo la morte di John Peel (avvenuta
il 25/10/04). E' un disco che fa parte della "filiera indipendente" a
cui accennavo prima e sia per la splendida tiratura in vinile con
serigrafia del disco, sia per questa nefasta coincidenza di collocarsi
in un punto impreciso tra la vita e la morte dello storico Peel, Candlewolf Of The Golden Chalice, ogni volta che appare sul sito di aste
internazionali eBay, viene venduto attorno ai 150 $. Pensare che
all'indomani della sua uscita mi trovavo a Norimberga per assistere
appunto ad un concerto dei Sunn 0))) e alla banchetta del gruppo si
vendeva questo vinile per 15 €: non era di mia conoscenza e grazie
anche il mio innato talento nello schivare i soldi, lo snobbai.

Se
l'avessi comprato mi sarei reso colpevole di un investimento che nel
giro di un anno e mezzo avrebbe fruttato circa 7,5 volte il suo valore
iniziale: ad esempio acquistandone quattro copie, con 60 € avrei
ricavato 450 € puliti. Peggio dei più cinici amministratori edili. Mi
consola pensare che comunque oggi quei dischi si trovano nelle mani dei
pochi fortunati in bermuda di cui si parlava che magari un po' furbetti
lo sono anche, ma se glielo chiedi il disco te lo fanno ascoltare tutte le
volte che vuoi.

Andy McKee, la chitarra con un’armonia nuova

Sunday, August 5th, 2007

Questo ragazzone nato nel 1979 a Topeka (Kansas) sta diventando un vero e proprio mito per gli amanti della chitarra. Grazie a Drifting, questo video postato su YouTube dalla sua etichetta discografica (CANdYRAT) alla fine dell'anno scorso, McKee ha conosciuto – meritandosela appieno – una fama internazionale che fino ad un anno fa non era immaginabile.

La notorietà di McKee deriva dalla pazzesca capacità che ha sviluppato nell'arte del fingerstyle (o fingerpicking), la tecnica chitarristica basata soprattutto sugli arpeggi, alla quale aggiunge un notevolissimo talento ritmico che gli permette di eseguire con ogni mano una melodia completamente diversa da quella che sta eseguendo con l'altra. Le possibilità che derivano da questa combo micidiale gli permettono di elaborare continuamente nuove tecniche di suono per la chitarra.

Alcuni hanno già accostato il suo nome a quello di altri grandi chitarristi che nel passato seppero rivoluzionare l'approccio tecnico verso questo strumento, come Michael Hedges, Don Ross o il mitico John Fahey, arrivando infine a concorrere ad armi pari – secondo il mio parere – con gli attuali mostri sacri del fingerstyle quali Jack Rose e Sir Richard Bishop.

Su YouTube ci sono molti altri video di McKee, se gradite il suo modo di suonare consiglio una rapida ricerca.